Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

  La prima verità  è che Gesù non è Dio, ma non è altro che il Messia inviato da Dio. Se leggete attentamente il capitolo 10/versetti 31-37 del Vangelo di Giovanni, quando i Giudei accusarono Gesù di attribuirsi una natura divina (come gliela attribuiscono molti cristiani) cosa rispose? Gesù disse loro: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? […] essa ha chiamato dei coloro ai quali fu la rivolta la parola di Dio […]» (cfr. Salmo 82: Io ho detto: Voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo). Gesù dice «COLORO» e non «colui»: egli dunque non è l’unico a cui si rivolgono queste Parole. Dio si è rivolto in questi termini anche a Mosè: « ti ho posto a fare le veci di Dio per il faraone» (letteralmente: farò di te un «dio» per «faraone») (Esodo, capitolo 7). Ciò è tipico del linguaggio della Bibbia, che chiama «dio» un uomo al quale Dio ha parlato e ha concesso dei miracoli. Il termine «dio» qui utilizzato non significa che questo messaggero è simile a Dio, il Creatore dell’universo.
Quanto all’appellativo «figlio di Dio», esso viene attribuito anche ad altri messaggeri: «Tu sei mio figlio io oggi ti ho generato.» (Salmo 2/versetto 7) o ancora: « Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato; […] Egli mi invocherà: Tu sei mio Padre […] (Salmo 89/versetti 21 e 27). Davide è chiamato primogenito e generato da Dio ed invoca Dio chiamandolo Padre. È ben comprensibile che queste espressioni non significano che Mosè, Davide o Gesù condividono con Dio la Sua Divinità o anche solo i Suoi attributi (la Sua Scienza, la Sua Misericordia, i Suoi Poteri infiniti).

Quando Gesù venne interpellato con le parole: «Maestro buono» egli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo» (Marco 10/versetti 18-19 et Luca 18/versetto 19). Se il Messia fosse stato Dio, questa frase non avrebbe avuto nessun senso: egli rifiuta per umiltà di essere chiamato buono; come può allora accettare i titoli che gli attribuiscono i fautori della trinità: «O Gesù nostro Signore, nostro Dio» ? Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 20/versetto 17, Gesù dice: «[…] va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Gesù si pone qui sullo stesso piano dei suoi discepoli: questa solenne dichiarazione di Gesù viene ricordata nel sublime Corano, nel quale Dio ci rammenta le parole autentiche del Messia – che Dio gli accordi benedizione e pace - : «Ho detto loro solo quello che Tu mi avevi ordinato di dire: “ Adorate Dio, mio Signore e vostro Signore» (Sura 5/versetto 117) . Il Vangelo di Giovanni, capitolo 17/versetti 21-23 riporta: «tu, Padre, sei in me e io in te» ; ma ciò non significa che egli è Dio perché ritroviamo le stesse parole applicate agli Apostoli: « E la Gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu i me, perché siano perfetti nell’unità […] ».Gesù parla dell’unità degli Apostoli con lui e fra di loro solo in senso figurato, così come è in senso figurato che occorre prendere l’unità fra lui e Dio di cui egli ci parla: essa vuole rappresentare solo la perfezione morale e la sottomissione alla Legge divina. Ne troviamo conferma nella prima lettera di Giovanni, capitolo 1/versetti 5-7: « […] Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri […]». I cristiani hanno dimenticato che Dio ha rivelato al Suo Profeta Osea: «Sono Dio e non uomo» (Osea, cap. 11/versetto 9).

Dio l’ha proclamato nel sublime Corano: « E hanno fatto dei Suoi Adoratori (gli Angeli, i Profeti, i Santi) una parte di Lui, l’uomo è davvero un negatore ingrato» (Sura 43/versetto 15) o ancora: « Dio non vi ordina di prendere per signori Angeli e Profeti, vi ordinerebbe forse la miscredenza quando voi Gli siete invece sottomessi? (musulmano significa in italiano: sottomesso a Dio)» (Sura 3/versetto 80). Colui che associa a Dio nell’adorazione o nell’invocazione un Messaggero o qualsiasi altra cosa commette il peccato più grande e Dio non perdonerà colui o colei che muore colpevole di tale peccato. Ma colui che viene a conoscere questo primo Comandamento e si pente quindi del suo errore non adorando poi che un solo Dio e non attribuendoGli eguali, Dio lo perdonerà. In seguito alla lettura di questa enunciazione piena di luce, si comprende come il Messaggio di Gesù fosse di non adorare che Dio solo e come Gesù non fosse che un Messaggero, nato dalla Vergine Maria – senza padre -, miracolo che non gli dava però il diritto di essere adorato insieme a Dio; infatti, Egli ha creato Adamo senza padre ne’ madre, cosa ancora più straordinaria, ed Eva è stata creata a partire da una costola di Adamo: non aveva madre. Questi non sono che Segni dell’Onnipotenza del Creatore, Che crea ciò che vuole.

  La seconda verità è che Gesù non è stato crocifisso per espiare le colpe dei peccatori. Dio l’Altissimo l’ha proclamato nel Suo Libro, il sublime Corano «[…] [i Giudei] dissero contro Maria calunnia immensa, e dissero: “Abbiamo ucciso il Messia Gesù figlio di Maria, il Messaggero di Dio!” Invece non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma così parve loro. Coloro che sono in discordia a questo proposito restano nel dubbio: non hanno altra scienza e non seguono altro che la congettura. Per certo non lo hanno ucciso ma Dio lo ha elevato fino a Sé. Dio è eccelso, saggio.» (Sura 4/versetti 156-158). Il nome di Gesù in ebreo «YESHUA» significa: «colui che Dio ha salvato». Nel Vangelo di Giovanni cap. 7/versetti 32-36 leggiamo che i Giudei vollero catturare il messia senza però riuscirci e Gesù diceva loro (prima della sua presunta crocifissione – o meglio croci-fiNZione) «Voi mi cercherete, e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire» (Gesù sapeva che Dio lo avrebbe elevato a Sé e l’avrebbe salvato dai suoi nemici).

I Giudei non capivano le sue parole: «Dove potrà mai andare perché non lo si possa più trovare» ? Gesù aveva detto ai suoi discepoli: «vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.» (Vangelo di Giovanni, 16/versetto 32 e 8/versetto 29) Dio gli aveva promesso che non sarebbe stato lasciato in balia dei suoi nemici e lo avrebbe salvato: «Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra» (è Luca, cap. 4/versetti 9-11 che cita il salmo 91).Queste profezie meravigliose non potrebbero riferirsi ad un uomo morto in croce che, disperando della Misericordia divina, disse: «O mio Dio, perché mi hai abbandonato?». I cristiani sostengono che il «sacrificio» è un’opera d’amore, ma nel Vangelo di Giovanni, cap. 8/versetti 39-45 leggiamo che Gesù non era d’accordo con i Giudei che volevano farlo morire: «Ora invece cercate di uccidere me, un uomo (la parola uomo esiste solo nell’originale greco ma manca nelle traduzioni ) che vi ha detto la verità udita da Dio. […] Se Dio fosse vostro Padre certo mi amereste perché da Dio sono uscito e vengo; […] voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio». Uccidere Gesù è dunque un’azione voluta dal diavolo: essa non è approvata da Dio e non può espiare le colpe degli uomini. Dio disse a Ezechiele, 18, versetto 20: «Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità» e GESÙ lo conferma (Matteo 25/versetti 34-46). Il sublime Corano ricorda: «Chi avrà fatto anche solo il peso di un atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto anche solo il peso di un atomo di male lo vedrà». (Sura 99/versetti 7-8).

 

 La terza verità è che Gesù aveva annunciato la venuta dell’ultimo Profeta Mohammad – Pace e Benedizione su di lui -. La veracità di un profeta è provata dall’autenticità delle sue profezie (Deuteronomio 18/versetti 21-22) e il «Paracleto» vi annuncerà le cose future (Giovanni 16/versetto 13). La Profezia di Mohammad ha sconvolto la storia cristiana: la Palestina, l’Egitto, la Siria, l’Iraq, il Libano, Costantinopoli capitale dell’impero cristiano d’Oriente, lo Yemen ecc. Tutti questi paesi, le cui popolazioni erano cristiane (con minoranze ebree) hanno creduto (salvo le minoranze che esistono ancora oggi e che testimoniano della tolleranza dell’Islam) nella Rivelazione scesa su Mohammad. Un avvenimento universale così importante che ha segnato a tal punto la storia umana da 15 secoli doveva ben essere annunciato dai Profeti precedenti, come afferma questo versetto del Corano: «Coloro che seguono il Messaggero, il Profeta illetterato che trovano chiaramente menzionato nella Torah e nel Vangelo, colui che ordina le buone consuetudini e proibisce ciò che è riprovevole, che dichiara lecite le cose buone e vieta quelle cattive, che li libera del loro fardello e dei legami che li opprimono, coloro che crederanno in lui, lo onoreranno, lo assisteranno e seguiranno la Luce che è scesa con lui (il sublime Corano), saranno loro ad essere i vincenti.»(Sura 7/versetto 157). La Profezia in Deuteronomio cap. 18/versetti 15-22 annuncia la venuta di Mohammad e non di Gesù (Atti degli Apostoli, cap. 3/versetti 20-22). Infatti, Gesù è una persona divina (secondo i cristiani) mentre Mosè non è che un profeta come Mohammad: la loro missione, la loro nascita, la loro vita coniugale, la loro morte sono piene di somiglianze. Quando i farisei interrogarono il Profeta Giovanni (Giovanni 1/versetti 19-22), gli fecero tre domande: «Chi sei tu?» Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero «Che cosa sei dunque? Sei Elia ? Egli rispose: «Non lo sono» (ma Gesù dice che Giovanni è Elia: Matteo, cap. 11/versetti 13-15: si tratta ancora una volta di un errore). «Sei tu il profeta?». «No». Chi è questo Profeta menzionato dopo Gesù se non Mohammad? Ecco la prova che gli ebrei nella Thora avevano la profezia che annunciava la venuta di un ultimo profeta che avrebbe succeduto il Messia. Infine, la venuta del «Paracletos», significa in italiano la venuta dell’«intercessore», in arabo «As-shafi», che è uno dei nomi del Profeta Mohammad, e Paraclitos significa «colui che loda Dio nel modo più perfetto» in arabo «Ahmad»; quest’ultimo nome è menzionato nel Corano: Gesù ha annunciato la venuta di un Profeta chiamato «Ahmad» (Sura 61/versetto 6). Poiché Gesù indica come condizione assoluta per la venuta del «Paracleto» la propria partenza (Giovanni 16/versetto 7) e visto che lo Spirito Santo era già sceso sui suoi discepoli (Giovanni 20/versetto 21 e Matteo 10/versetti 8, 19-20), il «Paracleto» non è lo Spirito, che non ha né carne, né ossa (né orecchi, né lingua) (Luca 24/versetto 39), ma è un Messaggero che udirà e trasmetterà la Parola divina:

«O voi (ebrei e cristiani) che avete creduto (in Mosè e in Gesù)! Temete Dio e credete nel Suo Messaggero (Mohammad), affinchè vi accordi due parti della Sua misericordia, vi conceda una luce nella quale camminerete e vi perdoni, perchè Dio è Perdonatore e immensamente Misericordioso»(il santo Corano, sura 57/versetto 28)